Leggendo il libro Cuore - Il ragazzo calabrese
Il laboratorio di Fiori di Carta in questi giorni ha dato spazio alla lettura, passando in rassegna i racconti del libro Cuore di Edmondo De Amicis ed estrapolando da esso argomenti che risultato attualissimi, seppur trattati e descritti nel 1886.
Il primo racconto letto è stato "Il ragazzo calabrese".
In una scuola Torinese un nuovo ragazzo arriva in una classe ed è abbastanza scuro di carnagione. Il professore lo presenta alla classe e dice agli alunni che viene da Reggio di Calabria, molto lontano da lì. Il professore dice che va accolto come uno di loro e chiama il più bravo della classe per dargli il benvenuto con un abbraccio. Una volta sedutosi i compagni gli regalano delle penne e una stampa. La morale è che siamo tutti uguali e non ci deve essere discriminazione.
Claudio Ferraro
C’era in una scuola un ragazzo diverso dagli altri. Il direttore, avendo compassione di lui disse ai suoi compagni di trattarlo bene e di includerlo nella loro classe. Il direttore descrisse loro la nostra bella terra nativa, poi chiamò il più bravo della classe a presentarsi al ragazzo calabrese e così anche tutti gli alunni della classe si comportarono in maniera gentile ed educata col nuovo arrivato.
Sabrina Caragnulo
Arrivò a scuola un ragazzo calabrese di Reggio Calabria, con occhi grandi e neri, carnagione scura e sopracciglia folte raggruppate sulla fronte. Il maestro fece un discorso di benvenuto mostrando dove fosse Reggio Calabria sulla cartina. Dopodiché invitò De Rossi, il primo della classe, ad accogliere il nuovo arrivato. Appena il calabrese si sedette al suo posto, gli vennero regalate delle penne, una stampa e francobolli della Svezia. La storia parla di razzismo ed emarginazione.
Monica Spagnolo
C’era un ragazzo che era di Reggo Calabria, il ragazzo era spaurito e il preside lo presentò per poter legare con i ragazzi in classe. Il maestro disse due parole ai ragazzi per tranquillizzarlo e permettere l’inclusione, poi chiamò Ernesto De Rossi, quello che prendeva sempre il primo premio. Il calabrese sembrava contento e quando si sedette al banco i compagni gli regalarono delle cose.
Anna Caretto
In questo testo si parla dell’emarginazione di tanti anni fa. Si è lottato tanto per questo problema e finalmente dopo parecchio tempo si è arrivati all’integrazione delle persone che venivano allontanate e discriminate fino al raggiungimento dell’inclusione. È un argomento di cui si è parlato molto anche se in questa storia si parlava di un ragazzo arrivato da un’altra città.
Lusi Perrone
In una scuola di Torino arriva un bambino di Reggio Calabria. Questo bambino era scuro con gli occhi scuri e le sopracciglia folte unite sulla fronte. Il maestro disse ai suoi alunni di essere gentili e cortesi e gli alunni per accoglierlo gli batterono le mani. Il maestro sgridò gli alunni perché a scuola non si battono le mani e disse loro di voler bene al nuovo bambino e di trattarlo come un fratello.
Simona Coppola
La storia parla di un ragazzo calabrese che è stato inserito in una classe. Il maestro parlò alla classe dicendo di essere contenti e di volergli bene come un fratello, segnò quindi sulla carta murale d’Italia il punto in cui si trova Reggio Calabria. Lo accompagnò al suo banco e i compagni esultarono in suo onore. La morale della storia è che nella vita non è importante da dove veniamo perché comunque siamo tutti fratelli.
Andrea Monferrini
Un giorno entrò il direttore con un nuovo ragazzo calabrese, era bruno coi capelli neri e gli occhi grandi tutto vestito di scuro con la cintura intorno alla vita, il maestro lo prese per mano e disse alla classe: “Dovete volere bene al ragazzo, egli è nato in Calabria. Era nato in una terra gloriosa che diede all’Italia dei bravi lavoratori dove sono grandi le foreste e le montagne.” Chiamò il ragazzo Ernesto De Rossi. De Rossi abbracciò il calabrese dicendo “Benvenuto” e lo baciò sulle guance. Batterono le mani e il maestro disse che non si battevano le mani in classe. Il maestro gli diede un posto fra i banchi e lui era contento. Poi disse ricordatevi quello che vi dico, il ragazzo si sente come a casa sua a Torino o a Reggio Calabria. Il nostro Paese lottò per cinquant’anni e alcuni italiani morirono. Disse di non offendere il compagno perché era nato nella nostra provincia. Appena il calabrese si sedette al suo banco, i suoi vicini gli regalarono delle penne e una stampa, e un altro ragazzo gli mandò un francobollo dalla Svezia. La morale della storia è che non è importante da dove veniamo perché siamo tutti fratelli.
Daniela Cappello
È la storia di un ragazzo calabrese che si reca in una scuola di Torino, e il maestro incita gli allievi ad accogliere con calore il nuovo arrivato perché la lotta per l’Unità d’Italia è durata più di cinquant’anni ed è costata trenta milioni di morti. Bisogna dire, l’Italia fu unita e quelli del Nord spostarono le fabbriche del Sud da loro ed i meridionali meno istruiti si recarono nella città del Nord e gli abitanti li etichettarono come terroni e non li accolsero con calore, non permettendo loro di inserirsi all’interno di un gruppo e di un club. Vennero perciò emarginati, guardati con sospetto quali possibili mafiosi. Quei pochi che riuscirono ad emergere furono nel campo dell’edilizia, incominciarono come manovali per arrivare ad essere imprenditori edili (negozi e bar). Adesso si uniscono ai nordici contro gli immigrati del Nord dell’Africa. Si coalizzano dimenticando le loro pene quando a loro volta cent’anni prima fecero l’immigrazione in forza.
Giusy Sapegno
Un giorno arrivò in classe un ragazzo calabrese, con gli occhi grandi e neri, e vestito di nero. Guardava tutti spaurito e il direttore disse “Oggi entra un nuovo ragazzo, nato a Reggio Calabria, e figlio di lavoratori e di valorosi soldati. È venuto da molte miglia di strada da qui e disse “Vogliategli bene, per non fargli sentire la lontananza dalla terra natia. È molto lontano, trattatelo come un fratello.” L’alunno De Rossi gli diede il benvenuto e lo abbracciò, diventando compagno di banco. Tutti gli batterono le mani e gli fecero dei regali come delle penne e una stampa.
Angelo Belligiano
La storia parla di un giovane immigrato calabrese che si trasferisce in una scuola di Torino. Il maestro dice di volergli bene e di accoglierlo come uno di loro, avendo buon cuore. Nonostante l’unione d’Italia c’era ancora divisione fra meridione e settentrione. Ancora oggi c’è discriminazione verso gli stranieri. C’è bisogno di dialogo e rispetto, non c’è differenza fra religioni e colore della pelle, siamo tutti fratelli.
Mirella Bleve
Il racconto parla di un bambino calabrese che va a frequentare una scuola di Torino. Il maestro dice agli altri alunni di comportarsi bene con lui e di non discriminarlo. Ancora oggi c’è discriminazione ovunque, persino fra parenti e tifosi di città diverse.
Maria Concetta Tondo