Io e la Sicilia

 

Come dimenticare la bellissima gita in Sicilia anche se è stata fatta più di un mese fa. Dopo la rituale fermata al nostro bar preferito dove ci siamo ingozzate di un krafen, io, e di un cornetto alla marmellata Bibiana,  ci siamo recate al posto di raccolta dove c’erano i nostri compagni di viaggio che ci stavano raggiungendo lemme lemme: noi infatti siamo sempre le prime ad arrivare insieme a Simona. Siamo partiti che erano le otto passate e non alle sette e mezzo come dovevamo. Inoltre, lungo il viaggio un pulmino ha sbagliato strada e gli ci è voluto un po’ di tempo per raggiungerci. Così siamo andati al nostro residence senza passare per Taormina che è bellissima: possiede un ampio anfiteatro, stradine strette piene di negozietti che salgono e scendono in un susseguirsi di luci e di angoletti preziosi. Ma io, Virginia, Bibiana e Simona non siamo andate a visitarla perchè eravamo stanche. Noi quattro eravamo molto affiatate, così dopo aver cenato e fatto una bella doccia rilassante, siamo andate a dormire. L’indomani ci siamo alzate alle sei e mezza ed abbiamo raggiunto l’Etna, un vulcano tutt’ora attivo e veramente imponente: la montagna tutta nera e cosparsa di crateri risalenti al settecento come altri quasi attuali; noi abbiamo scalato un pezzo breve dove si intravvedevano laghetti ed un enorme cratere; l’altro lo ha fotografato  Bibiana, perché soffrendo io di vertigini, non mi sono avvicinata per guardarlo. Ad un certo punto vediamo  Roberto tutto trafelato venire verso di noi sgridandoci perché eravamo rimaste  indietro; affrettiamo il passo per raggiungere gli altri e, per me è stata una bella scalata perché il luogo dove si era fermato il gruppo era l’ultimo di quelli che ricevevano clienti per mangiare, sia al sacco sia alla carta. Mi sono lasciata andare sulla sedia ed ho tirato fuori il panino e l’ho gustato con gioia. Dopo di chè siamo partite per andare alla gole dell’ Alcàntara. Le Gole sono dette anche orrido perché una prima parte è molto profonda e la seconda è a forma di cuneo con una parete formata da tanti lastroni sovrapposti in sequenza come un terrazzamento. Anche questa parte era profonda: ci volevano ben circa 270 scalini per scendere,   ma altrettanti per risalire. Ho fatto una cosa che di solito non faccio e cioè mi sono seduta qua e là, girando per la terrazza panoramica sullo strapiombo della grotta, dove scorreva un fiumiciattolo d’acqua ghiacciata. Naturalmente si è fatto tardi e così   è saltata la gita a Catania, dove, come per il  giorno prima, ci si recava dopo cena e, naturalmente, noi non ci siamo andate preferendo riposarci. Quattro chiacchiere dopo la doccia e poi, a “nanna”. Il giorno dopo, solita levataccia alle sei e trenta, colazione e partenza per Catania dove a causa del poco tempo entravamo ed uscivamo dalla Chiesa quasi immediatamente, lo stesso per la fontana con statua e relativo banchetto con cartoline e calamite da attaccare al frigo. In una pasticceria si sono comprati i cannoli ed altri pasticcini. Io non ho comprato nulla perché non volevo poi mangiarle tutte io. Dopo un po’ siamo ripartiti ed a me è venuto bisogno di andare in bagno. Ci siamo fermati vicino ad un bar: Bibiana ed io scendiamo correndo come due indemoniate ed entriamo in una panetteria, al volo fuori poi dentro al bar seguite da Irene che mi pregava uscire perche  perdevamo il ferry boat; quando siamo arrivati al porto veniamo o a conoscenza del cambiamento di orari di partenza. Quindi bisognava aspettare le tre per partire. Saliamo a bordo ma  senza lo stesso entusiasmo che avevamo all’andata, perché questo è il ritorno a casa e un po’ di malinconia ci avvolge. Scesi dal traghetto ci incamminiamo in fila per raggiungere Lecce. Il cielo da blu si stinge in celeste mentre il sole colora di rosso l’orizzonte sfumando in oro colato sulle nuvole a stralci che si affacciavano sulla linea lontana lontana fra terra e cielo. Lentamente il colore si scurisce fino a diventare blu scuro tempestato da mille stelle luminose e da una luna con il faccione sporco  dai crateri i monti e le pianure. Arriviamo a Merine alle dieci e mezzo di sera. Ci salutiamo: è tutto finito….alla prossima!