Editoriale di Leda Cesari
Il primo dei nostri Fiori è sbocciato, e non servono molte parole per raccontare la gioia del nostro gruppo di lavoro per l'obiettivo raggiunto. Abbiamo infatti intrapreso un cammino all'apparenza semplice, ma in realtà costellato di ostacoli dovuti alla particolare natura della nostra redazione. Per questo siamo ancor più contenti del risultato: perchè questa rivista, che si chiama Fiori di Carta, sancisce il superamento di dolorose barriere personali e sociali, e la riacquisizione, per molti dei ragazzi che collaborano a questo progetto, di abilità a lungo inespresse. E di un nuovo sguardo sul mondo tanto più autentico in quanto, appunto, capace di sfrondare la realtà dagli inutili orpelli per riconsegnarla alla verità e all'essenzialità, obiettivi spesso trascurati di un mestiere sempre meno attento a questi due requisiti fondamentali.
Il viaggio di questo primo numero di Fiori di Carta è partito dalla storia di Cavallino, città dí arte e di un Museo diffuso di struggente fascino nel quale ognuno di noi ha ritrovato le proprie origini, e dove è naturalmente scaturita la voglia di conoscere il principale artefice di tanta bellezza: il professor Francesco D'Andria, che ci ha ospitati nell'ex convento dei Domenicani fornendo risposte precise e illuminanti alle nostre domande. Da lì' ci è parso chiaro che il filone da seguire, per questo numero di Fiori di Carta,, dovesse necessariamente essere quello della riscoperta delle nostre radici.
Così partendo dall'ìmportanza del nostro dialetto, siamo arrivati inevitabilmente a San Donato, nella sala di incisione in cui si fa musica il ritmo salentino dei Sud Sound System. Con il primo Fiore, infine, è sbocciata anche una nuova rubrica, "Un caffè con" Ospite di questo numero il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che ci ha accolti nella sua città con grande cordialità e spontaneità per noi altamente contagiosa: caratteristica che abbiamo cercato di infondere anche nelle altre rubriche di questo primo numero del nostro magazine. Buona lettura.