Le radici dell'ulivo

Da lontano il treno fischia veloce e chissà dove va e chissà dove se li porta ora che c’è bisogno di restare e tornare indietro a quando di noi non si sapeva niente. Davvero dico c’è bisogno di restare a sfoltire piano la chioma far entrare la luce e illuminare tutto quello che gira intorno. Tintinna un ricordo ogni tanto, cade per terra senza far rumore e devo stare attenta io devo prendere tutto il silenzio che serve se davvero voglio leggerti fra le righe della faccia quei certi fatti che non ti posso dire fino a sentire l’umidità sotto le unghie e i polpastrelli e tra i vari solchi della mano. E allora magari dico magari potremmo provare a pizzicarne la passione a farne radici superficiali. Quanto basta per non allontanarsi troppo dalla realtà da quello che è il mondo delle nuvole. Quante volte ci siamo addormentati sotto le foglie? Ti ricordi? Sognavamo un sole e il deserto in un mare che arriva e portava via tutto, portava anche noi che ci abbracciavamo sotto il cielo. Nelle narici custodisco l’odore dei pomodori freschi della salvia del carciofo della menta selvatica. Quella pastosità dell’olio piccante che unge le viscere e ti benedice la fronte. L’odore secco di mio padre, delle sue mani e di tutto quello che non gli ho ancora detto. Amore mio dove stiamo andando? Prendiamoci per mano e torniamo indietro, vogliamo tutta questa perfezione che abbiamo creato quando abbiamo iniziato così perdiamo la fede verso tutto quello che ci fa sentire piccoli. Dobbiamo recuperare le parole e i gesti che mano mano hanno fatto morire noi stessi, dobbiamo cercare la fede proprio dove l’abbiamo lasciata quel giorno. Su di te quanto tempo ho trascorso giocando a nascondino. La storia della vita è un alternarsi va avanti e indietro, questa storia di morte, di terra e di mare, vincente e di olive

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