SHOAH: FRAMMENTI DI UNA BALLATA
L’atrocità della Shoah, le storie di vita di tanti sopravvissuti, lo strazio subìto da chi in un certo periodo storico, si è ritrovato a pagare sulla propria pelle la colpa di essere, dicendola con Galton, “dalla parte sbagliata dell’eugenetica”.
Un toccante monologo musicato che narra magistralmente diverse storie, in diverse famiglie e in varie parti dell’Europa toccate dall'Olocausto, mentre la “soluzione finale” voluta da Hitler passa dall’assurda teoria ad un atroce pratica, con i protagonisti che muoiono nella neve, che vedono i propri cari sparire, che aspettano di tornare in Palestina dopo aver vissuto l'orrore della deportazione, consapevoli che i colpevoli siano proprio tanti. Questo è stato “Shoah: frammenti di una ballata” di e con Fabrizio Saccomanno e Redi Hasa, a cui abbiamo assistito al CineTeatro F.lli Lumière di Carmiano.
La Shoah, dunque, non come un unicum nella storia, non come una dicotomia “Tedeschi cattivi – Ebrei buoni” troppo semplicistica per condannare solo una determinata categoria e per pensare che le vittime siano circoscritte in un’altra categoria. Il messaggio che passa, piuttosto, è di una Shoah continua, che viviamo quotidianamente ancora adesso, con i tanti genocidi che le cronache mondiali ci consegnano. Tragedie frutto di “moltitudini di persone che obbediscono semplicemente a degli ordini”, come dice Fabrizio Saccomanno, ordini che poco importa se siano assurdi come lo sterminio di una razza o il mandare dei bambini nel Recinto Keffer a farsi sbranare dai cani. Ordini, semplicemente ordini.
Quale sia oggi il nostro compito ce lo dice Primo Levi, che nei Sommersi salvati non fa altro che questo invito: “E adesso, lettore, il testimone passa a te!”. Far sì che tutto ciò non si ripeta, non venga dimenticato e sperare che un giorno si potrà parlare dei tanti genocidi come un triste ma lontanissimo ricordo.