LA GIORNATA MONDIALE DEI DISTURBI ALIMENTARI
“Gli operatori ci hanno accompagnato presso il Centro Disturbi Alimentari e lì ho visto le ragazzine con i loro genitori. C’erano anche infermieri, operatori e la loro psichiatra, la Dottoressa Caterina Renna. Ad un certo punto si sono avvicinati ai tavoli addobbati coi palloncini viola, colore del disturbo alimentare, per il rinfresco. Subito dopo ci sono state alcune testimonianze da parte di un padre e di una delle pazienti del Centro e poi c’è stata una testimonianza da parte di una paziente che ha raccontato la sua storia dall’entrata all’interno del Centro e a come, grazie ai medici, ha incominciato a mangiare e mentre raccontava la storia era emozionatissima. Poi le ragazze hanno cantato canzoni in inglese e le altre in cerchio hanno messo musica e formato un trenino, poi è arrivato il pullman e ce ne siamo andati. Bella esperienza, ragazze piene di vitalità ed entusiasmo, che con la loro forza ci hanno fatto capire che la malattia si può sconfiggere.” (Andrea Monferrini)
“Per me è stato molto emozionante vedere queste ragazze con i propri genitori che comunicano con dei gesti e poi alla fine si abbracciavano genitori e figlie. È stato emozionante anche quando le ragazze cantavano.” (Simona Coppola)
“A me è dispiaciuto il racconto di quella ragazza che è morta, mi è dispiaciuto ascoltare tutti i problemi che raccontavano quelle ragazze e ho apprezzato la forza dei genitori che aiutano le proprie figlie.” (Maria Concetta Tondo)
“Le ragazze che abbiamo visto, soffrono di anoressia. Mangiano poco e sono magre. Hanno ballato un po’ con delle musiche e c’erano i palloncini. Mi dispiace vedere queste ragazze che a volte muoiono. Altre raccontano i loro problemi ai genitori e si limitano i disturbi se c’è più assistenza.” (Daniela Cappello)
“Ho ascoltato delle ragazze che soffrono di anoressia e mi sono emozionato. È stato emozionante anche vedere ballare queste stesse giovani.” (Angelo Belliggiano)
“I disturbi alimentari sono l’anoressia e la bulimia. Questi sono disagi che un figlio ha per mancanza d’affetto dal genitore. Personalmente dico che bisogna potenziare le strutture che già esistono, affinchè si limiti al massimo la sofferenza di queste ragazze. Serve più assistenza.” (A. P.)