Galatina e le sue chiese
La mattina dell’11 febbraio 2015 ci siamo recati a visitare la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria voluta da Raimondello, che fu il secondo figlio di Nicola Orsini terzo conte di Nola. La nonna vendette tutti i suoi gioielli per farlo diventare cavaliere e condottiero e all’età di otto anni lo accompagnò nel castello di Casaluce, dove il giovane Raimondello capì l’importanza dell’arte per celebrare una casata. Raimondello fu adottato dallo zio Raimondo Orsini del Balzo e dalla moglie Isabella d’Apia, per poter avere una discendenza. Raimondello fu alleato di Luigi I d’Angiò e su suo consiglio sposò nel 1384 Maria d’Enghien, contessa di Lecce, aggiungendo alla contea di Soleto,la contea di Lecce e il Principato di Taranto. Diventò il feudatario più ricco d’Italia, con delle entrate che superarono quelle del Re di Napoli. Alla morte di Luigi I d’Angiò subentrò Luigi II d’Angiò che, nel marzo del 1385, intervenne in difesa del Pontefice Urbano VI, minacciato da Carlo III di Durazzo. Grazie all’intervento armato di Raimondello, il Pontefice fu liberato dall’assedio di Nocera e concesse al Conte Orsini del Balzo la licenza di costruire un Convento con Ospedale e Chiesa. Verso la fine del XIV secolo Raimondello ordinò la costruzione della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, capolavoro dell'arte Francescana. Egli stesso vi è rappresentato all’interno con il figlio Giovanni Antonio. Nella chiesa vi si conserva una reliquia (un dito) di Santa Caterina d’Alessandria,portata in Puglia da Raimondello dal Monastero del Monte Sinai. Si dice che Raimondello, all’atto di baciare la mano del corpo mummificato della Santa, abbia sottratto un dito della salma nascondendolo in bocca fino al rientro in Italia. Un’altra opera importante, da lui commissionata, fu la Guglia a Soleto, un meraviglioso Campanile in stile Tardo Gotico. Raimondello morì in difesa di Taranto che fu assediata da Ladislao il 17 Gennaio 1406. Alla morte di Raimondello, avvenuta a Taranto il 17 gennaio 1406, Maria d’Enghien continuò l’opera del marito facendo riempire di affreschi la Chiesa di Santa Caterina. Dopo la sua morte i lavori furono proseguiti dal figlio Giovanni Antonio e dalla moglie Anna Colonna, come fu testimoniato dallo Stemma degli Orsini del Balzo.