Noi a Torre Guaceto e Carovigno
Era una bella giornata di sole dopo tutto quel brutto tempo dei giorni precedenti ed io ero ancora più eccitata per la gita che ci appropinquavamo a fare. Dopo la solita tappa al bar con la succulenta colazione per il giorno di festa, ci siamo recati al punto di ritrovo, da dove siamo partiti con un po’ di ritardo (meno delle altre volte).Il pulmino correva veloce verso la marina di Torre Guaceto che ha una superficie di mare di ha 2.227 che si dividono in zona A dove è proibita qualsiasi attività, zona B dove è permessa la balneazione ed infine, la C dove è permessa la pesca la navigazione. Arrivati sul luogo abbiamo camminato fino alla Torre che abbiamo visitato. E’ molto bella con le sue volte a botte, luminosa grazie all’ampia finestra. Non era arredata. Siamo ritornati ai pulmini passando per un’altra strada che saliva e scendeva; io ero un po’ indietro anche perché l’operazione fatta anni fa all’alluce valgo mi ha rovinato le dita e la colonna vertebrale perciò non riesco più a camminare normalmente, ma non sono mai stata sola perché c’era sempre qualcuno con me, soprattutto la Simona. Passeggiando nell'oasi il tempo è trascorso velocemente così , si era fatto mezzogiorno passato, e nel pulmino ho mangiato il panino che non era per niente buono perché la mollica era stopposa. Arrivati a Carovigno era troppo tardi per fare un bel giro della città e così ci siamo fermati nella piazza centrale dove abbiamo cercato dei negozi per poter comprare qualcosa da mangiare: ma era tutto chiuso all’infuori di una panetteria nascosta tra i vicoli delle case bianche di calce,con le tendine alle finestrelle e l’acciottolato per terra. Ma non c’era più molto ed io avrei fatto meglio a non comprare quel microscopico rustico che niente aveva a che fare con quelli di Lecce e provincia. Siamo quindi ripartiti e siamo passati accanto al Castello che era bellissimo, ma essendo tardi l'abbiamo solo dato un occhiata dal pulmino. Poi, di nuovo in viaggio, stavolta verso casa, soddisfatti della gita ma con una punta di tristezza perché il tempo era volato e ci dovevamo separare fino alla prossima gita.