Il vecchio e il nuovo mondo
E’ evidente la rinuncia, soprattutto dei giovani, all’agricoltura: solo pochi i più ostinati e vecchi, resistono. Di riflesso seguono la stessa sorte gli antichi mestieri come fabbro, falegname, calzolaio, tabacchina, ecc.. Tutto un mondo, intessuto di rapporti semplici e autentici, è ormai finito.
Ma è opaco, non è chiaro, anche oggi. Viviamo adesso,nell’epoca della tecnocrazia . Si parla, per questo, di teologia economica. Conta ciò che decide l’ Unione Europea o la Banca Centrale Europea Gran parte della sovranità nazionale è stata trasferita a queste istituzioni. La sfera sociale è stata assorbita dalla finanza e dai mercati; ormai, stiamo assistendo a trasformazioni radical.
I servizi sociali, il welfare, dipendono dagli aridi numeri e dalle spietate leggi economico- finanziarie.
Il vecchio mondo esprimeva passioni e ideali politici che si proiettavano in un futuro più libero e giusto. Oggi, se dovessero fallire i tecnici, a chi dovremmo affidarci? Chi è più esperto degli esperti economici?
Rischiano grosso la Grecia (molto probabile il suo default), la Spagna, il Portogallo, l’Islanda e anche noi che, col pesante fardello del debito pubblico, 1900 miliardi di euro, non possiamo avere sonni tranquilli.
Uscire da questo marasma è alquanto arduo, e , comunque, comporterà notevoli costi sociali. Il presente è quello che è , il futuro resta ancor più un incognita.