Il castello di Copertino
La fortezza, per dimensioni e grandiosità d’impianto, è da annoverarsi fra le più imponenti strutture difensive vicereali, voluta da Carlo I d' Angiò, sede amministrativa della contea. Il primo nucleo del castello è riconoscibile dal Mastio inglobato nella cortina orientale, vicino al bastione sud- est. Ha una pianta quadrata e comprende all’interno tre vani articolati su tre livelli, dei quali gli ultimi due collegati da una scala a chiocciola che arriva alle coperture. La terminazione del parapetto è costituita da merloni e troniere. All’interno vi sono stucchi del settecento e sul fronte nord si rivelano le tracce dell’incasso di un ponte levatoio che in passato era l’ingresso al secondo livello. All'entrata del castello si può osservare lo stemma quattrocentesco di Ladislao d’Angiò-Durazzo e di sua moglie Maria D’Enghien. Dopo varie vicissitudini il castello entrò in possesso del re Federico d'Aragona che donò Copertino ai Castriota Scandemberg principi d’Albania. Durante il regno di Carlo V , in accordo con la sua politica espansionistica, le fortezze vennero sottratte alle autorità locali e incamerate dal Regio Demanio per essere inquadrate in un sistema di difesa territoriale. In quest’ottica Alfonso Granai Castriota conferì l’incarico di ammodernamento del Castello di Copertino a Evangelista Menga, architetto militare al servizio di Carlo V. Menga inglobò la precedente difesa, demolendo sporti e piombatoi del mastio che vennero sostituiti con spessi parapetti in un impianto di forma regolare dotato di quattro poderosi bastioni angolari e cinto da un profondo fossato scavato nel banco roccioso. Le murature esterne si trovano al di sopra del fondo del fossato. Sui fianchi dei bastioni e presso il loro innesto con la cortina sono state realizzate cannoniere multiple con due o più ramiche permettono, con una sola apertura all’esterno, di coprire sia la cortina sia il fiancheggiamento del bastione opposto. Dal 1553 al 1557, estintosi il ramo dei Castriota, il castello ritornò con la Contea sotto il diretto dominio del Regio Demanio, e da Filippo I°e in seguito affidato al governatore spagnolo Don Fernando de Bolea, sostituito nell’aprile del 1557 da Bartolomeo Diaz. Questi anni videro la sistematica spoliazione dell’imponente armamento dei Castriota. Il castello svuotato di ogni funzione difensiva, nel settembre del 1557 venne venduto per circa trentamila ducati agli Squarciafico, “Arrenatores” genovesi operanti in Terra d’Otranto. Con la morte di Giulio Cesare Squarciafico (1588) la contea passò alla sorella Livia, andata sposa al duca di Aceranza Galeazzo Pinelli. Il castello fu acquisito dai Pignatelli per poi passare ai Granito Belmonte.
Nel 1885 venne dichiarato Monumento Nazionale e nel 1956 fu rilevato dal Demanio dello Stato.Di straordinaria bellezza è la Cappella di San Marco cappella di famiglia degli Squarciafico, completamente affrescata dall’artista copertinese Gianserio Strafella, ristrutturata dalla Soprintendenza nel 1978. Sulla volta ammiriamo le raffigurazioni dei quattro evangelisti e alcuni episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Di pregevole importanza artistica i due sarcofagi, leggermente bombati e finemente lavorati, sono sorretti da due leoni.
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